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mercoledì 9 dicembre 2009

Globalisti a Torino

Globalisti a Torino







JASMINA TEŠANOVIC, BRUCE STERLING


Da extracomunitari, trattiamo gli euro con grande meraviglia. Di solito viaggiamo con quattro, cinque valute in tasca, quindi per noi è facile paragonare gli euro ad altre valute, e vedere quanto sono preziosi. L’euro è la testimonianza del softpower europeo. Parliamo dei dollari: fino a poco tempo fa tutti i dollari erano rettangolari e verdi. Sembravano all’antica, di un paese vecchio, di un regime che si può facilmente maltrattare con le tecnologie moderne. I dollari chiaramente erano disegnati a mano, i simboli sul dollarosonovecchi di 200 anni.

Poi parliamo del dinaro serbo. Arriva in grandi quantità: cinquecento, mille, cinquemila. Tutte le banconote serbe di carta e di metallo sono nuove, le vecchie non si vedono in circolazione, mentre negliUsa si possono trovaremonetevecchie perfino di cent’anni nella tasca di un passante qualunque. I colori dei dinari sono come quelli di un maglione fatto a mano dalla nonna serba. Recano disegnate sopra le figure di celebrità locali serbe che nessunofuorihamaisentito nominare. Epoi abbiamo gli euro, che ultimamente valgono proprio molto per noi, che deteniamo dollari e dinari grazie alcambioattuale.Hannoologrammie altri sistemi antifalsificazione. Non ci sono esseri umani sugli euro, solo infrastrutture: ponti e porte.

La moneta preferita di Bruce sono i20centesimi di euro,che mostranola mappa dell’Europa da un lato, non contando l’Islanda, con Cipro e Creta che non sono al posto giusto e nella grandezza vera. Dall’altra parte abbiamo il segno della nazione dov’è stato coniato, perfino San Marino. Sono gli spettri della moneta morta nazionale. Ovviamente quella italiana è la preferita, perchéhala scultura futurista.

La settimana scorsa una barista torinese ha voluto dare alla nostra cara studentessa serba una banconota spezzata da 10 euro. È scoppiata una lite. Lei era riluttante ad accettare una banconota così, e insisteva che nessuno l’avrebbe presa. Il barista dell’impresa familiare di via Po le ha chiesto se era rumena. Non sono rumena e non capisco cosa abbia a che fare la nazionalità con la banconota da 10 euro spezzata, che in Italia non è accettata. Siamo in Italia. Io sono serba, in Serbia verrebbe anche accettata, ma non qui. Il barista invece sosteneva che solo i rumeni, e guarda caso i serbi, fanno storie. Chissà quali sono le vie del denaro non nazionale come l’euro!



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JASMINA TEŠANOVIC, BRUCE STERLING

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